di Giacomo Pezzano
«Deleuze è un filosofo difficile e suggestivo che induce esercizi di ammirazione spesso sconfinanti in mimetismi fastidiosi. Il deleuziano, in genere, non spiega ma “ammicca”. Attraverso l’uso dei concetti modulati dal sintetizzatore analogico “Deleuze” l’esegeta deleuziano suppone una complicità nel lettore e, invece di commentare, spiegare e illustrare, procede per parole d’ordine. L’effetto è quello di una comunicazione per iniziati che si rivolge a chi già anticipatamente condivide la bontà di una ipotesi ermeneutica, lasciando indifferenti gli altri. La scrittura di Giacomo Pezzano è invece ostentatamente piana. Pezzano non rifugge l’esempio, anzi lo cerca con insistenza. Non teme di illustrare il sistema-Deleuze con frequenti citazioni tratte dall’attualità, non ha nemmeno in orrore il senso comune tanto dileggiato dallo stesso Deleuze e dai deleuziani, perché sa che questo, se preso alla lettera, è foriero di tutti paradossi che animano la deleuziana “logica del senso”. La chiarezza della sua esposizione è mirabile e permette anche al lettore non specialista di partecipare dell’universo Deleuze. Pezzano legge la filosofia di Deleuze sotto la grande categoria della trasformazione: sub specie transformationis. Non una filosofia della trasformazione (genitivo oggettivo), ma una filosofia che appartiene alla trasformazione: filosofia della trasformazione è un genitivo soggettivo. Questo significa che il mondo è un evento, cioè un processo di individuazione in atto e che la filosofia, in quanto modulazione di concetti, ne è, non la descrizione, ma la continuazione con altri mezzi» (dalla Prefazione di Rocco Ronchi)
Giacomo Pezzano svolge attività di ricerca post-doc presso l’Istituto Italiano
per gli Studi Filosofici di Napoli e l’Università degli Studi di Torino.
Si occupa prevalentemente di antropologia filosofica, filosofia critica e
metafisiche della trasformazione e della relazione. Tra i suoi ultimi lavori:
Pesci fuor d’acqua. Per un’antropologia critica degli immaginari sociali (ETS, 2018)
e Filosofia delle relazioni. Il mondo sub specie transformationis (Il melangolo, 2019 – con Laura Candiotto).